Mario Momi è nato a Pordenone nel 1936 e ivi è morto nel 2009. Ha pubblicato Dai giorni neri (Società artistico letteraria, Trieste 1976, volume vincitore dell’ottava edizione del premio Friuli Venezia Giulia) e Quanti bei giorni persi (Studio Tesi, Pordenone 1978). Pittore e incisore è antologizzato nella collana di Samuele Editore I Poeti di Pordenone, Poesia del Novecento a cura di Ludovica Cantarutti. Attivo sul piano culturale e sociale, è stato direttore del Circolo Culturale ArtiClub a Pordenone.
Nelle sue produzioni poetiche e grafiche prevale l’impegno, la ricerca di un'espressività tridimensionale che rende in una forma compiuta ed incisiva la sofferenza dell’individuo solo in una collettività ostile. La sua concezione culturale si rende palese nel concetto di suicidio, nell’uomo che si rinchiude in un bozzolo spietatamente lucente, che in un gesto di supremo egoismo firma l’angoscioso assetto sociale di una ollettività ignara dell’io.
Un'espressione che ribadisce il concetto della lotta esistenziale componendo figure e immagini su piani diversi e creando così dei “mostri” sinuosi e contorti, beffardi e tragici richiami ad un mondo che ignora la poesia. Una poetica tutta impegno, talora ironica, talvolta tragica, spesso illuminata da lampi di sapore kafkiano.